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Accessori e gioielli

I gioielli femminili erano vistosi e dovevano indicare sia la condizione sociale, lo status maritale e la ricchezza della famiglia di appartenenza. Tra le classi più povere erano diffuse elaborate realizzazioni grandi ma leggere in oro di bassa lega.

Tra i gioielli più comuni vi erano enormi orecchini detti boccole o punnenti, a seconda della foggia.

Le prime sono costituite da una boccola  propriamente detta, con una spola in corallo rosso, ed un  lungo pendente in corallo, sormontato da tre o cinque foglie in lamina d’oro. Il corallo per il suo colore richiama il sangue e quindi è un augurio di fecondità per la donna a cui venivano donati. Infatti questi orecchini erano quelli che tipicamente una sposa riceveva il giorno del matrimonio dalla famiglia dello sposo.

I punnenti invece erano realizzati in oro e potevano avere delle dimensioni notevolissime. Erano degli ornamenti che venivano regalati alla donna nelle diverse fasi della sua vita che avevano un valore non solo estetico ma anche con una simbologia ben precisa. La forma ricordava infatti la luna, astro da sempre associato alla natura femminile, al ciclo mestruale, alla possibilità di procreare e sottolineava pertanto il ruolo e la funzione della futura donna. La bambina riceveva in dono la navicella a forma di semiluna, riconoscimento della sua identità femminile. Al momento della pubertà, la fanciulla  attaccava a questa un piccolo disco forato che indicava a potenziali corteggiatori che avrebbe potuto sposarsi perché sessualmente matura. Infine nel momento delle nozze, la giovane riceveva in dono dal marito un lungo pendente, di simbologia fallica, detto “chiave” con il quale il gioiello prendeva la sua forma finale. Il “lucchetto” così costituito rappresentava il sigillo alla nuova condizione di donna sposata, ovviamente con tutto il corredo di limitazioni nella libertà personale che lo stesso nome suggeriva.

Da un punto di vista antropologico, l’orecchino completo segnava il definitivo passaggio ad una nuova vita dalla quale non era possibile uscire, perché la “serratura era stata definitivamente chiusa a chiave”. 

Oltre agli orecchini vi erano altri gioielli tipici come le curaglia, ovvero un solo filo di grani di corallo rosso tutti uguali per le zitelle mentre per le maritate era doppio e con grani a botticella digradanti.

Vi erano poi spille in materiale prezioso per assicurare lo scialletto e uno spadino in argento per sostenere il crocchio dei capelli che si portavano raccolti.

I gioielli maschili erano generalmente costituti da un orecchino o una coppia di orecchini a cerchio detti ganganella, regalo dei padrini in occasione del battesimo ed avevano un valore apotropaico.

I più ricchi potevano permettersi l’orologio da taschino in argento, assicurato ad un’asola del gilet con una catenella da cui pendevano diversi charms, solitamente medagliette di santi, ecc.

Come complemento all’abbigliamento maschile, vi erano alcuni accessori a seconda della occupazione, ad esempio i pastori erano soliti portare un tascapane di stoffa in cui riponevano il cibo, per lo più pane e lardo ed una borraccia per l’acqua realizzata con una zucca dalla forma a fiaschetto, svuotata ed essiccata. Tutti i maschi poi avevano un piccolo coltello a lama fissa, infilato in un fodero oppure nelle fasce delle calzature.

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