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La collezione

Ho iniziato a collezionare a 13 / 14 anni grazie a mio nonno materno, ex-prigioniero in Albania. Aveva in un armadio un piccolo contenitore con alcune monete che conservava per ricordare quei tragici giorni. Sin da piccolo, ne ero affascinato e chiedevo a nonno di poterle guardare e toccare. Un giorno me le regalò e da lì è nata la “malattia” del collezionista. Aspettavo con trepidazione la quarta domenica del mese per poter andare con il motorino al mercatino dell’antiquariato di Veroli: lì osservavo le monete, immaginavo le storie delle persone che le avevano possedute, e, ogni tanto, riuscivo a comprarne qualcuna mettendo da parte la “paghetta” settimanale. Dopo qualche mese sempre mio nonno mi regalò un catalogo numismatico del Regno d’Italia: per anni ho “divorato” le pagine di quel catalogo, ho “sognato” di possedere quelle monete. A 16 anni partecipai alla prima asta a Roma: ero minorenne, il più piccolo, la mascotte di tanti collezionisti. I “veri” collezionisti alzavano la mano per me e nessuno in sala rilanciava, anche perché ciò che potevo comprare aveva un valore economico e collezionistico minimale. Spesso partecipavo alle aste solo per “respirare” l’atmosfera del mondo del collezionismo, per imparare, per carpirne i segreti.

Un giorno un noto collezionista comprò una moneta ad un’asta e me la regalò: anni addietro, da ragazzo, anche lui aveva ricevuto in dono una moneta da un altro collezionista.

Il mio interesse si è rivolto dapprima alle monete di Vittorio Emanuele III, probabilmente le più belle al mondo: ho avuto la fortuna di poter completare la collezione “possibile” di Vittorio Emanuele III, escludendo i conii a scopi collezionistici e quindi economicamente irraggiungibili.

Frequentando mercatini ed aste mi sono poi innamorato delle cartoline e dei documenti della mia città, Alatri: volevo conoscere la storia del mio paese, capire come si fosse sviluppata urbanisticamente nel corso degli anni. Piano piano la passione si è ampliata fino ad arrivare al costume ciociaro, alle mura poligonali e, da ultimo, all’arte in generale, percorso che mi era stato predetto da un grande collezionista, mio carissimo amico, Sandro Bottoni.

Le opere relative al costume ciociaro sono circa un centinaio tra olio, matita e acquarello, oltre ad un centinaio di fotografie del XIX secolo, ad una decina di lastre di vetro sempre del XIX sec. ed a centinaia di cartoline e stampe in genere. Per molti collezionare è una malattia, per me è l’aria che respiro, il mondo in cui mi rifugio e che spero possa essere e diventare il mondo di altre persone, di tanti ragazzi, dei miei figli.

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