top of page

Gregorovius

Che splendide figure dall'ovale più puro, dalla pelle olivastra! Le donne hanno un aspetto strano, si direbbero arabe; attorno al collo portano delle collane di corallo o delle catene d'oro; dei pesanti orecchini adornano le orecchie delicate; un fazzolettone bianco o nero, a lunghe frange, avvolge loro la testa e le spalle, sì che paiono madonne; una camicia bianca, pieghettata, ricopre loro il petto, stretto in un basso bustino di color rosso scarlatto. Indossano una gonnella corta, rossa o turchina, ornata di un orlo giallo. E che grandi occhi neri, dalle sopracciglia corvine ed arcuate, brillano in quei volti!

Ferdinando Gregorovius, Passeggiate romane

 

Ecco i pellegrini di Ceccano! Le donne portano un busto di color amaranto, un lungo grembiale dello stesso colore, ed in testa un fazzoletto bianco, che ricade sulle spalle. Gli uomini hanno il cappello a punta ed una giacca color amaranto, ed attorno ai fianchi una fascia multicolore.

Ecco poi quelli di Pontecorvo! Le donne sono superbe e maestose; vestono interamente di rosso e portano in testa un fazzoletto dello stesso colore. Le pellegrine di Filettino vestono con molta semplicità, coi busti di stoffa nera: costume semplicissimo, ma grazioso e pulito.

Ferdinando Gregorovius, Passeggiate romane

 

 

Ecco infine i «ciociari!» Uomini e donne del paese dei sandali. Vengono probabilmente da qualche villaggio vicino a Ferentino, forse da più lontano, dalle frontiere napoletane, dalle sponde del Liri o del Melfa. E' un paese di splendidi monti dall'aspetto selvaggio, che si stendono da Ferentino in su verso le province napoletane. Il popolo là porta le «ciocie», calzatura molto semplice che dà al paese il nome di «Ciociaria.» Trovai in uso questa calzatura anche prima di Anagni. Impossibile concepire una calzatura più primitiva, e si può anche dire più comoda di quella: ed io ho sinceramente invidiato ai ciociari le loro ciocie. Esse consistono in una semplice suola di cuoio di asino o di cavallo forata; si avvolgono intorno al piede e si fissano per mezzo di cordicelle passate attraverso ai buchi, in modo che il sandalo quasi lo fascia; la gamba poi è avviluppata sino al ginocchio da striscie di tela grigia. Così calzato il ciociaro si muove liberamente nei campi e sui monti, dove zappa la terra o conduce a pascolare le sue pecore e le sue capre, vestito del suo bigio mantello, o di una pelle di montone, con la piva appesa al fianco. Si vede subito che quei sandali sono classici. Diogene li avrebbe certo portati, se non fosse andato a piedi nudi, e Crisippo ed Epitetto li avrebbero potuti celebrare in un trattato sulla semplicità del saggio e sulla sua moderazione dei desideri. Quando questa calzatura è bene aggiustata e quando le strisce di tela sono ancora nuove, è bella a vedersi; ma, quando le ciocie e le strisce sono logore e vecchie, prende un aspetto povero e cencioso. E siccome in tale stato sono generalmente le ciocie di questa gente, così il popolo che le porta, appare molto miserabile ed il suo nome vien disprezzato e talvolta usato come una vera ingiuria. Un abitante di S. Vito, che mi faceva un giorno ammirare lo splendido panorama che si gode da quel paese, sorridendo con un certa aria di sprezzante superiorità mi diceva: «Guardate, signore, laggiù è la Ciociaria!»

I ciociari portano delle lunghe giacche d'un rosso acceso, e un cappello di feltro nero a punta, per lo più guarnito con una penna colorata, o con un nastro o con un fiore. Fra di essi, come del resto in tutta la campagna romana, moltissimi hanno i capelli biondi e gli occhi celesti. Portano i capelli molto corti sulla nuca, come i contadini prussiani, e ne lasciano invece cadere due lunghe ciocche sopra le tempie.

Ferdinando Gregorovius, Passeggiate romane

 

Mettiamo addosso al ciociaro un lacero mantello, o una pelle di montone bianca o nera, ed avremo completato il suo ritratto, ma per carità non diamogli in mano un fucile, altrimenti ci assalterà al passo di Ceprano gridando «Faccia in terra!» e con sorprendente destrezza vuoterà le nostre tasche.

Le donne portano esse pure i sandali, un abito corto colorato, un grembiule quadrato di lana, uno scialle bianco o rosso in testa, ed infine il busto che completa in tutto il Lazio ogni costume femminile. E' una specie di corsetto in tela, trapunto, duro come una sella, alto e sostenuto sulle spalle da strisce, esso fascia e sorregge il seno simile ad una corazza che custodisce la virtù, come un baluardo solido, ma largo tanto da poter servire da tasca.

Ferdinando Gregorovius, Passeggiate romane

bottom of page